Il Virus Zika.
Il virus Zika viene annoverato tra le malattie riemergenti, ossia malattie conosciute o note da tempo ma che sono divenute nuovamente una minaccia per la salute pubblica, oppure che sono comparse in aree geografiche dove erano in precedenza assenti.
Il virus Zika in particolare è stato identificato nel 1947 in Africa ma è stato responsabile nel 2014 di una pandemia globale. L’infezione da virus Zika è un’infezione acuta autolimitante simile per alcune caratteristiche all’infezione da febbre dengue ma con gravi complicanze sul feto se contratta in gravidanza.
Prima del 2007, anno in cui Zika provocò una epidemia sull’isola di Yap in Micronesia, erano stati descritti solo 14 casi di infezione da virus Zika limitati all’Africa e all’Asia. A partire dal 2013 nuovi importanti focolai epidemici vengono descritti nella Polinesia francese e nelle isole del Pacifico meridionale, i quali hanno successivamente interessato il Brasile e a seguire tutti i Paesi del continente latino-americano. Attualmente l’infezione è diffusa in 85 paesi di Africa, Americhe, Asia e Oceania, ma casi di importazione sono presenti anche in Europa.
Il virus Zika è trasmesso principalmente dalla zanzara del genere Aedes, tuttavia viene riconosciuta come rilevante anche la trasmissione sessuale (anche da soggetti asintomatici), materno-fetale e trasfusionale. Queste zanzare sono responsabili anche della trasmissione della dengue, della chikungunya e della febbre gialla.
L’infezione da virus Zika induce una risposta anticorpale che protegge l’ospite da successive reinfezioni. La presenza di RNA virale si riscontra nel sangue, urina, sperma, saliva e liquido cefalorachidiano. Si stima che nell’80% dei casi l’infezione sia asintomatica. L’infezione sintomatica si presenta con un esantema maculopapuloso, febbre, astenia, artromialgie, congiuntivite, cefalea, edemi alle mani e ai piedi. I sintomi compaiono a distanza di 3-13 giorni dalla puntura della zanzara vettore e durano meno di 6 giorni. Raramente è necessario il ricovero in ospedale.
La complicanza più temibile è quella osservabile in gravidanza responsabile nel feto di microcefalia, atrofia cerebrale, ventricolomegalia, calcificazioni diffuse e anomalie oculari che portano a gravi ritardi mentali e disabilità fisiche.
Non esistono, al momento, né vaccini né terapie preventive. Al di fuori dell’aeree endemiche è opportuno che le donne fertili evitino viaggi in tale aree prima di un eventuale gravidanza o durante la stessa. Il virus rimane presente nei liquidi seminali anche per lunghi periodi (anche in assenza di sintomi), è raccomandato astenersi dunque da rapporti sessuali non protetti. Per i malati, si possono utilizzare farmaci di tipo sintomatico al bisogno, come antipiretici (paracetamolo) per la febbre, la cefalea e i dolori osteomuscolari. Si raccomanda una buona idratazione.